DOVE: Via Giordano Bruno, 13 (zona Sarpi/Sempione), tel. 02 3451613
QUANTO: poco, pochissimo.
PER: veri “bacchettoni”.
DA PROVARE: la pasta fresca con gamberi è davvero buonissima.
Un involtino primavera, un piatto di pasta fresca e un qualsivoglia secondo ed è fatta. Capite da ciò che le porzioni sono davvero giga.
Qui lavorano come cinesi, aprono alle 11 e vanno avanti a friggere fino a mezzanotte passata, nessun giorno di chiusura. Insomma sono pronti a soddisfare i vostri languorini in qualunque momento. Suggeriamo quindi pause pranzo in orario gallinaceo o spagnolo perché il locale ha solo una trentina di coperti.
C’è da dire che il vostro pranzo si consumerà in fretta. Due minuti per ordinare, due minuti per iniziare a ricevere le ordinazioni, non molto di più per mangiare, perché se c’è qualcuno che aspetta vi arriverà il conto prima che l’abbiate chiesto. Vi sveliamo però un trucco per riuscire a rimanere seduti tutto il tempo che vi occorre: ordinate.

E ricordatevi che non lo fate per mangiare ancora – quasi sicuramente sarete già sazi e con il desiderio di non alzarvi mai più, figuriamoci di lavorare – quindi ordinate le pietanze più cheap: involtini, ravioli, riso se non ci sono i gamberi ve la cavate con al massimo due euro e cinquanta.
Il menu consta di quasi duecento piatti, quindi avete l’imbarazzo della scelta. Imbarazzo vero, perché tra le opzioni ci sono anche meduse, rane, lumachini, il temibile pesce giallo e le cicale. Quest’ultime però non abbiamo ancora capito quando sono di stagione perché non siamo mai riuscite a ordinarle, ci hanno sempre detto che non c’erano.

Da notare che questo posto è stato citato dal National Geographic come l’ultimo baluardo del matriarcalismo, qui è la donna che comanda e lo fa lanciando sguardi sghembi e urlando in cinese wenzhounese. A Milano tutti i cinesi vengono da Wenzou.
Questo stanzino di 25 metri quadri è il suo regno, i soffitti barocchi e monumentali, dove il rosa e l’argento trovano la loro massima espressione, sono il suo cielo. Dirige tutto dalla cassa un po’ vigile all’incrocio, un po’ arbitro della pallavolo.
L’ambiente l’ha voluto così: scarno e popolare, potrebbe sembrare una normale trattoria se non fosse per le tovagliette plastificate con immagini d’arte cinese, per le bacchette che magari fossero monouso! E bè, per gli occhi a mandorla, proprio come il loro ottimo pollo.
Non aspettatevi forchette, se volete le posate dovrete subire l’onta di chiederle.
Ma in fondo è giusto soffrire un po’: Hua Cheng è il miglior ristorante cinese di Milano.
Grazie! Erano anni che cercavo un posto simile! La cucina è veramente fantastica e la sensazione è di trovarsi nella periferia di qualche metropoli cinese!
RispondiEliminaPrego Michele. Hua Cheng: come non amarlo? :)
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