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mercoledì 13 novembre 2013

TRATTORIA AMILCARE MANFREDI

DOVE: via Carlo Imbonati, 11 (mm3 Maciachini)

QUANTO: da meno di 5 euro

PER: nostalgici

DA PROVARE: la gallina lessa per essere veri tradizionalisti 

"Andiamo da Amilcare!" suona così bene che poter dire "andiamo da Amilcare" è già un buon motivo per andare, aggiungete poi che potrete ingurgitare 800 calorie + acqua e spendere meno di 5 euro... 
Detto ciò non mi stupirei di vedervi già di fronte alla trattoria a consultare lo smartphone per vedere se venisse già citata ne I Promessi Sposi e si possa considerare tappa della gita ai luoghi manzoniani per le quinte ginnasio. 

Manfredi è un posto d'altri tempi, per tanti motivi. Perché nella Milano così fighetta dove tutti lavorano nella moda, nell'advertising o nel design qui troverete anche gli operai – sì esistono, hanno veramente la salopette e quello che ha mangiato di fianco a noi poteva tranquillamente competere alla Beard & Moustache World Competition. Perché i prezzi, gli arredi e i gusti sembrano non aver conosciuto gli entusiasmi degli anni '90, l'ingresso nell'Unione Europea e la comparsa dell'IMU. In effetti non mi stupirei se nel menu, scritto ogni giorno a macchina (e senza refusi!!!), ci scappasse qualche prezzo in lire e magari la spuma tra le bevande. E infine perché non saprei dove altro trovare del riso al pomodoro o al burro, della gallina lessa o tra i dessert la sbrisolona, che io ancora fatico a non chiamare rosegota. 
Strabuzzate gli occhi perché di fianco alle penne al pomodoro c'è veramente scritto 3,20 euro e questo non implica che se per il formaggio vi sia un sovrapprezzo. È tutto vero e il personale è anche gentile e simpatico, corre su e giù e a volte non vi vede, vi chiede di dare una mano a stendere la tovaglia per fare prima e se è macchiata la girerà dall'altro lato commentando "è pulita ed è già macchiata",  vi dirà di guardare se trovate un posto dove sedervi, questo perché in pausa pranzo il locale è abbastanza preso d'assalto e non accetta prenotazioni. 
Se lo vedete, mi raccomando, sedetevi.
Le tagliatelle all'uovo sono molto buone, belle spesse e gustose, cotte al punto giusto e spolverate di formaggio come se fosse la prima neve nelle pubblicità dei pandori, anche le più casalinghe penne (purtroppo avevano finito i maccheroni). Le porzioni dei primi oscillano tra i 110 e i 120 grammi, perfette per la dieta e per un pomeriggio elettrizzante alla scrivania.

I secondi sono per lo più alla griglia, ma per saperlo non vi serviva consultare il menu, appena varcata la soglia sarete infatti avvolti (leggete assaliti) da un forte odore di carne grigliata, a volte con sfumature più suine altre volte più bovine. Noi abbiamo assaggiato il nodino, buono! Ovviamente essendo cucina casalinga, come precisa la business card, non poteva mancare il lesso e la cotoletta che potrete aggiudicarvi per soli 4,60 euro. Con osso e con limone. Che altro chiedere? I contorni riservano sorprese, perché oltre ai classici pomodori, ai finocchi, all'insalata verde e alle patate lesse o al forno o fritte – cosa sono questi luoghi senza patate!? – compaiono le rape rosse e le zucchine alla julienne (sì delle zucchine crude tagliate a striscioline, non chiedeteci perché!). È ancora più incredibile come unendo cose che non mi piacciono, in questo caso barbabietole, zucchine crude e aceto balsamico, ne esca una non male. È un consiglio di vita, provate!
Per assicurarvi un bel pisolino pomeridiano aggiungete alla comanda mezzo litro di rosso della casa, che non sarà così acido come sospettavate e vi costerà solo 3 euro. Meno della valeriana e di qualsiasi sonnifero. 
Un caffè e via. Arrivderci Amilcare, alla prossima.
 

martedì 5 novembre 2013

TRATTORIA TIBERIO

DOVE: via Farini, 44 (isola – mm Garibaldi)

QUANTO: da 7 euro

PER: cocchi di nonna

DA PROVARE: il menu
  
Ci sono quei posti che vi ricordano inevitabilmente la nonna – in questo caso la cucina della nonna – e non so come sia o fosse vostra, ma in una cosa credo le nonne si somiglino tutte: amano vedere i nipoti mangiare, che pesino 4 chili vestiti o 180.  Le nonne sono sempre felici se chiedete il bis, se volete anche il dolce e se alla merenda delle quattro fate seguire quella delle cinque e quella delle sei. Insomma viva le nonne!
La mia aveva un menu standard, siccome aveva deciso che a casa mia non si mangiava pasta lunga, la scelta variava tra spaghetti e tagliatelle, rigorosamente col sugo di pomodoro (un cucchiaio per due persone in un pentolino di alluminio con un manico amputato dal tempo) o con i funghetti, rigorosamente col parmigiano sopra. Di secondo “ciccin”, ovvero carne, e verdura. Il dessert veniva preso in pasticceria. Non erano niente di inaspettato quei pranzi eppure erano molto speciali, perché nella loro abitudinarietà si percepiva cura e amore.
Per lo stesso motivo mi piace andare da Tiberio, perché anche se è estate e ci sono 35 gradi ci trovate le polpette, perché prendere il menu e non solo il primo o il secondo è talmente vantaggioso (9 euro) che non vale proprio la pena di stare a dieta e perché anche loro, come le nonne, sono felici di rimpinzarvi. Io al dolce non ci sono arrivata, ma a costo di saltare la cena una volta o l’altra voglio dargliela questa gioia!
L’ambiente è rustico, abbastanza spoglio, da trattoria alla buona che non si fa mancare le tovagliette a quadri e quelle sedie di legno che non si producono più – guai a chi le sfonda!  I menu sono di carta, scritti a mano e fotocopiati di giorno in giorno, anche se non cambiano poi moltissimo. La pasta al ragù è per esempio una costante, ed è così sottovalutata ultimamente che io non esito a ordinarla. Tutto arriva velocissimamente, ma non per questo la cottura lascia a desiderare, e il sugo è aggiunto sopra a cucchiaiate. Mescolare sta a voi.
Si ordina il primo e poi stop. Così lascerete al vostro stomaco il compito di decidere se veramente è in grado di accollarsi anche il secondo. Finito il primo, il simpatico cameriere vi inviterà a prendere anche il secondo. Attenzione a non arrivare troppo tardi che poi le cose buone finiscono. La cotoletta è buona e gigante, le polpette fritte molto gustose, e anche gli involtini. Forse ogni tanto l’aglio abbonda, ma un po’ di purificazione serve.
Non ho mai mangiato nulla che non fosse buono, quel buono che non è eccellenza ma è pur sempre una garanzia. Se siete fortunati beccate anche la cassoeula. Per i vegetariani segnaliamo che ci sono sempre almeno 5 contorni, i formaggi e la frutta. Certo non so cosa che opinione abbia Tiberio del vegetarianesimo… La cosa che continua a stupirmi ogni volta che ci torniamo è che potrebbe tranquillamente essere uno di quei posti dove ti trattano rudemente e non si mangia granché, la gente ci andrebbe lo stesso, invece continua a non esserlo. Penso che mia nonna sarebbe stata contenta di venire da Tiberio. O da Michele perché se scavate sotto la pila di biglietti da visita similnecrologio scoprirete che sotto i prevedibili Trattoria Tiberio si celano dei disarmanti Trattoria Michele. Sarà sempre lui? Chiamatelo come preferite, anche se Tiberio fa tutto un altro effetto. Unica nota negativa è che acqua e caffè si pagano a parte, ma prendono i buoni e allora non ci si pensa.