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martedì 21 febbraio 2012

TIMEOUT LUNCH CAFE' (stagione autunno/inverno)



DOVE: via Washington 9 (mm Wagner), tel. 0248025903 



QUANTO: menu pranzo 8€ per: primo o secondo / contorno o macedonia o dolce / acqua / caffè

PER: chi ha nostalgia della mensa dell’asilo

DA PROVARE: scappare senza pagare


C’era una volta un bar-tabacchi gestito da una strana coppia. Lui, un uomo schivo, sempre indaffarato sotto al bancone, che in ora aperitivo fingeva di regalarti l’ultimo bicchiere di vino dal fondo della bottiglia e poi ti presentava il conto anche di quello. Lei, una donna meravigliosa identica a Steve Buscemi, che alla cassa dava resti e sigarette sorridendo infelicemente. Una sera l’uomo ci disse che avrebbe ristrutturato, che avrebbe cambiato tutto. Disse proprio: “Cambierà Tutto.” E quella fu l’ultima volta che lo vedemmo. La moglie(?) fece ancora qualche comparsata, pranzando da sola in un tavolo al centro della sala sul retro, in una mano il cucchiaio, nell’altra un libro sempre a metà di cui nessuno sbirciò mai il titolo. Poi scomparve anche lei.

Benvenuti al Timeout. L’araba fenice della ristorazione è sorta dopo pochi giorni di lavori - e si vede. Il bancone è rimasto dov’era, la cassa è stata spostata, qualcosa è stato ridipinto, qualche finto marmo aggiunto, e pure qualche specchio ad altezza pubica, chissà perché. Ma l’aria di antica tristezza, quella, è rimasta. Comunque sia, il Timeout non è più un semplice bar-tabacchi a gestione familiare -nel senso disfunzionale del termine. No. Il Timeout è un Lunch-Cafè -e si vede! Guarda quanti camerieri in divisa che corrono qua e là! Timeout.

Nome e logo, ideati da un allenatore di mini-basket fissato con Leonardo Da Vinci e la teoria darwiniana dell’evoluzione, ci dicono che la pausa pranzo è sì un momento di pausa, ma anche e sopratutto un’occasione per ripensare la strategia di una squadra di lavoro. E questa cosa la leggi chiaramente negli sguardi degli impiegati che affollano la sala sul retro, mentre cercano di tagliare la paella a mo’ di controfiletto. 

Appunto: cosa e come si mangia al Timeout? Diciamo che c’è tanta varietà e buona qualità. Piadine e insalate sono ottime, il pollo è quasi sempre buono, le patate al forno niente male, e tutti i primi in generale sono ok, tranne quando la pasta o il risotto son troppo salati, o per niente salati. Ma il pesce è meglio lasciarlo perdere, ok? Ogni tanto il cuoco fa capolino dalla porta della cucina. Immaginatevi un Pierluigi Bersani più grosso e convincente che vi guarda con le braccia incrociate, appoggiato allo stipite, come a dire “Beh? è buono?” Cazzo sì, gli fai di rimando con le sopracciglia, sperando che l’indomani non ti sputi nelle scaloppine.

Poi l’indomani torni e prendi da portare in agenzia, ché c’è da finire una roba entro l’una e mezza. E lì capita che qualcuno dietro al bancone, oberato da piadine e toast da scaldare sulla piastra, uno sfogo sul viso, la voce postpuberale rotta, si confidi: “Ragazzi, non fate mai il mio lavoro”. Manco a dirlo, neanche lui si è più visto.



1 commento:

  1. Posso dire una cosa:siete mitici!
    Sono stato un anno a Milano e il cruccio del pranzo è stata per me una vera ossessione (considerando anche il mio limitatissimo budget).
    Ma sentire che ci sono persone come me che hanno deciso di "risacralizzare" senza fanatismi la pausa pranzo, mi scalda veramente il cuore.
    Anche se sono a Roma adesso, non posso far a meno di seguire questo blog.

    PS: 'sta cosa della signora uguale a Steve Buscemi mi ha fatto crepare dal ridere!

    PS2: Adesso mi viene in mente che in Via Laghetto c'è "L'antica Salumeria Laghetto", che magari antica non è ma fa dei panini veramente di qualità, ad interpretazione libera e con buoni prodotti. Notevole la focaccia con roast-beef e rucola! Dai 4 ai 10€.

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