DOVE: Via Carlo Tenca, 12 – mm Repubblica, tel. 02 36.74.63.63
QUANTO: da 8 euro
PER: fusi
DA PROVARE: tagliatelle Phai - Thai
Erano giorni che tenevamo d'occhio questo nuovo ristorante orientale, era spuntato all'improvviso proprio come mio padre quando sono davanti al computer. Una ghiotta opportunità per segnare il territorio e soddisfare i nostri palati gialli! Anche la giornata era perfetta per l'occasione: un pranzo di addio reso ancora più grigio da un tipico cielo frigido milanese.
Eccoci davanti al Su Garden, proprio a fianco dell'inquietante ma bellissimo studio di tattoo di Pietro Sedda. Entriamo, un po' intimoriti dal nero e dal design degli interni, ma doppiamente coraggiosi, visto che ancora non sapevamo se accettassero i buoni pasto.
Ebbene si, eravamo i benvenuti, e gioiosamente ci siamo seduti, affamati come sempre. Attenti però perché alle 13.15 i tavoli erano quasi tutti occupati da molte cravatte e qualche giovinastro lavoratore, quindi se siete in tanti vi conviene prenotare.
Eravamo in modo meditativo e la solennità del luogo continuava a farci pensare a questa grande verità: il bello della pausa pranzo a Milano è permettersi di giocare a fare i ricchi, avvicinarsi ai ristoranti che al calar del sole diventano decisamente un lusso.

La delusione c'è stata, ma ci siamo subito ripresi sfogliando il menu.
Ben 22 proposte per rinfrancarci il morale. In quel momento ci è sembrato il ritratto dell'opulenza, ma guardando il menu a stomaco pieno in realtà la scelta si riduceva a semplici abbinamenti di: involtino primavera (molto buono e grandicello), un classico riso cantonese abbastanza delicato (in un paio di combinazioni sostituito dalle buonissime ma ritardatarie tagliatelle Phai Thai) e un secondo a scelta tra i classici cinesi – niente di che, sia come originalità delle ricette che come fragranze. Tutti intorno ai 10 euro, i più esuberanti 14, compreso anche il coperto, mezzo litro d'acqua e il caffè.
Ora che ci facciamo caso ci hanno portato solo 2 bottigliette in 7 persone, costringendoci a razionare come non si faceva dalla guerra franco-prussiana e a soffrire poi di sete-da-soia. Non erano pero acque qualunque, ma Panna e San Pellegrino in vetro, che ricordano tanto le visite alla nonna e l'omino sull'apecar.
In definita l'ambiente è abbastanza accogliente, il servizio discreto ma un po' apprensivo. Felici, ma non troppo, siamo tornati alle nostre mansioni pomeridiane consapevoli che non può friggere per sempre.
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