DOVE: Piazza S. Nazaro (MM Missori, MM Crocetta)
QUANTO: piatto unico 6 euro, per sfamarsi una decina
PER: universitari, una volta tanto
DA PROVARE: Riso e pisello
Da Shalimar noi ci si andava da pischelli, e lo si chiamava semplicemente l'Indiano. Primo perché l'insegna sopra l'ingresso indicava (e ancora lo fa, gloriosamente rosso su giallo) un generico Indian, secondo perché ai tempi, considerata soprattutto l'accentuata povertà, ci si nutriva prevalentemente al Bar Santo Stefano, che alla ridicola cifra di 3 euro offriva panino con nome di calciatore (a me piaceva molto il Bobo), bibita e caffè. Era il 2003, noi eravamo matricole, e tendenzialmente non si stava troppo male. Le pause pranzo potevano durare tutto il pomeriggio, si parlava di massimi sistemi con alcuna competenza e si progettavano cose incredibili, che ai tempi sembravano realizzabilissime. Certo che la vita è bastarda.
Shalimar è ancora lì, a pochi passi dalla Statale. Basta percorrere tutta Festa del Perdono, prendere un vicoletto e sbucare in piazza S. Nazaro, che dà su Corso di Porta Romana. È una piazzetta carina, munita di chiesa+zingara. Shalimar è l'unica vera attrazione del luogo, insieme all'edicola, per cui non temete, entrateci, perché nelle immediate vicinanze non troverete molto altro. Se volete sedervi, può essere che vi capiterà, ma essendoci solo tre sgabelli e un tavolo, be ecco, dovreste essere particolarmente fortunati. Non a caso Shalimar è anche take away, e saranno molto felici di prepararvi una porzione di qualunque cosa e dirvi arrivederci. Potrete consumare il vostro pranzo su una panchina, oppure in uno dei chiostri dell'Università, che sono bellissimi e vi permetteranno di rivivere l'ansia di dover dare l'esame di latino.
Shalimar offre una serie di piatti ovviamente indiani, abbastanza economici. Alcuni sono squisiti, altri meno, ma dipende dalle giornate. Per esempio, con le verdure vanno forte: ordinate una porzione di Punjabi Bartha (melanzane, cipolla, curcuma) e una di Daal Makhani (lenticchie nere, pomodori, cipolla, coriandolo, curcuma) e accompagnatele con un buon Cheese Naan, non ve ne pentirete e vi sazierà. Se invece vi va qualcosa di più importante, potete concedervi un classico Pollo Tandori o Tikka (sono discreti, ma ne ho assaggiati di migliori), oppure un agnello al curry con un po' di riso (idem). Ecco, il riso: ricordo come fosse ieri un riso e piselli in una grande vasca con un pisello ogni chilo di riso. Da qui venne ribattezzato riso e pisello e chi lo trovava si sentiva felice, come quando nelle confezioni di tre ovetti Kinder con le Tartallegre, ne trovavate ben due su tre pezzi.
Come anticipato, i prezzi sono abbordabili. Una porzione di verdure viene 3,50 e una di riso uguale o poco meno. Gli snack (Samosa, Pakora, Papad ecc.) stanno a 1 euro al pezzo e i secondi sui 4,50. Tikka e Tandori 3 euro l'uno, scegliete quindi i più grossi. Se vi ci sta, prendete un dessert. A differenza di altri take away indiani milanesi, Shalimar offre un buon numero di dolci e questo spiega il "Sweet House" sull'insegna, nome comunque pretenziosissimo. I dolci possono farvi impazzire o provocarvi un'irrimediabile repulsione. Sono tutti zuccherinissimi e anche parecchio gommosi, ma che volete farci, sono fatti così. A me piace molto il dolce di cocco, ma pure il Berfi carote (carote, zucchero, latte, cardamomo) non scherza.
Se passate da Shalimar, sappiate che la digestione non sarà facile. Ma la nostalgia, quella sarà ancora più dura.
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