QUANTO: da 7 euro
PER: cocchi di nonna
DA PROVARE: il menu
Ci sono quei posti che vi ricordano inevitabilmente la nonna
– in questo caso la cucina della nonna – e non so come sia o fosse vostra, ma
in una cosa credo le nonne si somiglino tutte: amano vedere i nipoti mangiare,
che pesino 4 chili vestiti o 180. Le nonne
sono sempre felici se chiedete il bis, se volete anche il dolce e se alla
merenda delle quattro fate seguire quella delle cinque e quella delle sei.
Insomma viva le nonne!
La mia aveva un menu standard, siccome aveva deciso che a
casa mia non si mangiava pasta lunga, la scelta variava tra spaghetti e
tagliatelle, rigorosamente col sugo di pomodoro (un cucchiaio per due persone
in un pentolino di alluminio con un manico amputato dal tempo) o con i
funghetti, rigorosamente col parmigiano sopra. Di secondo “ciccin”, ovvero
carne, e verdura. Il dessert veniva preso in pasticceria. Non erano niente di
inaspettato quei pranzi eppure erano molto speciali, perché nella loro
abitudinarietà si percepiva cura e amore.
Per lo stesso motivo mi piace andare da Tiberio, perché
anche se è estate e ci sono 35 gradi ci trovate le polpette, perché prendere il
menu e non solo il primo o il secondo è talmente vantaggioso (9 euro) che non
vale proprio la pena di stare a dieta e perché anche loro, come le nonne, sono
felici di rimpinzarvi. Io al dolce non ci sono arrivata, ma a costo di saltare
la cena una volta o l’altra voglio dargliela questa gioia!
L’ambiente è rustico, abbastanza spoglio, da trattoria alla
buona che non si fa mancare le tovagliette a quadri e quelle sedie di legno che
non si producono più – guai a chi le sfonda!
I menu sono di carta, scritti a mano e fotocopiati di giorno in giorno,
anche se non cambiano poi moltissimo. La pasta al ragù è per esempio una
costante, ed è così sottovalutata ultimamente che io non esito a ordinarla.
Tutto arriva velocissimamente, ma non per questo la cottura lascia a
desiderare, e il sugo è aggiunto sopra a cucchiaiate. Mescolare sta a voi.
Si ordina il primo e poi stop. Così lascerete al vostro
stomaco il compito di decidere se veramente è in grado di accollarsi anche il
secondo. Finito il primo, il simpatico cameriere vi inviterà a prendere anche
il secondo. Attenzione a non arrivare troppo tardi che poi le cose buone
finiscono. La cotoletta è buona e gigante, le polpette fritte molto gustose, e
anche gli involtini. Forse ogni tanto l’aglio abbonda, ma un po’ di
purificazione serve.
Non ho mai mangiato nulla che non fosse buono, quel buono
che non è eccellenza ma è pur sempre una garanzia. Se siete fortunati beccate
anche la cassoeula. Per i vegetariani segnaliamo che ci sono sempre almeno 5
contorni, i formaggi e la frutta. Certo non so cosa che opinione abbia Tiberio
del vegetarianesimo… La cosa che continua a stupirmi ogni volta che ci torniamo
è che potrebbe tranquillamente essere uno di quei posti dove ti trattano
rudemente e non si mangia granché, la gente ci andrebbe lo stesso, invece
continua a non esserlo. Penso che mia nonna sarebbe stata contenta di venire da
Tiberio. O da Michele perché se scavate sotto la pila di biglietti da visita
similnecrologio scoprirete che sotto i prevedibili Trattoria Tiberio si celano
dei disarmanti Trattoria Michele. Sarà sempre lui? Chiamatelo come preferite, anche
se Tiberio fa tutto un altro effetto. Unica nota negativa è che acqua e caffè
si pagano a parte, ma prendono i buoni e allora non ci si pensa.
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RispondiEliminaNei vecchi biglietti da visita c'è scritto "Trattoria Michele" perché lui si chiama Michele di nome e Tiberio di cognome. Me l'ha detto sua moglie. Michele Tiberio. Non è un bel nome?
RispondiEliminaBellissimo. Dici che potremo continuare a chiamarlo signor Tiberio?
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